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Prof.ssa Raffaella Iafrate Vedi anche:
" VITA AFFETTIVA. SFORZIAMOCI DI GENERARE SPERANZA"

Essere testimoni di speranza nella vita affettiva e familiare significa “sforzarsi di rigenerare le nostre relazioni familiari nella loro più autentica e profonda valenza relazionale e simbolica”, e “accettare, da pellegrini e stranieri, il rischio di dare fiducia all’altro, nello scorrere delle transizioni che mettono alla prova i legami, ma nella sicurezza della meta per il cui raggiungimento vale la pena di impegnarsi”. Significa, in sostanza, ha affermato oggi al convengo ecclesiale di Verona Raffaella Iafrate, docente di Psicologia dei gruppi e di comunità alla Cattolica di Milano, “lanciare una sfida al non senso a cui sono ridotte oggi le relazioni umane”. E anche la famiglia fondata sul matrimonio, al posto della quale si invocano soluzioni caricaturali basate sulla sola affettività: come i Pacs, forme di “legame leggero” e non vincolante.

Introducendo ai convegnisti l’ambito di lavoro sulla vita affettiva, la studiosa ha analizzato la situazione in cui versano i concetti di speranza, affetto, amore, famiglia nella società odierna. In una parola: si assiste all’effetto banalizzazione. Le esperienze affettive sono “sempre più vissute come pura passività incontrollabile dalla libera volontà, come esperienza esauribile nell’hic et nunc, come realtà dell’io individuale, pieno del suo sentire e delle sue emozioni e quindi senza spazio per l’incontro con l’altro”. Da un lato, insomma si esalta ciò che piace, dall’altro si denigra ciò che è responsabilità. Fino a contrapporre affetto a norma, passione a ragione. Si dimentica, insomma, che l’uomo, in quanto persona, è “fondamentalmente relazione con l’altro”.

Siamo di fronte, dunque, a un vero proprio “marasma” terminologico che tutto confonde. Innanzitutto, nota la psicologa, si elimina la dimensione etica connessa alla relazione. L’individuo può tutto. Ciò spiega separazioni, divorzi, denatalità, ricorso a tecniche di fecondazione artificiale nella logica del “diritto alla maternità” e del “figlio a tutti i costi”. Certo, oggi sono cadute anche anacronistiche forme normative, dai matrimoni combinati, al sostanziale patriarcato - che vigeva qualche decennio fa - in nome di una maggiore valorizzazione dell’espressione sincera dei legami affettivi. Ciò non significa, però, cedere allo spontaneismo, il quale porta con sé pesanti ricadute. Sul piano dell’impegno per la vita. Si pensi, ha detto la relatrice, all’alone di anacronismo che circonda un parola come fidanzamento, che “ha lasciato spazio ad esperienze ‘usa e getta’ o tutt’al più a reiterati tentativi di ‘prove ed errori’ vissuti sostanzialmente come sperimentazioni narcisistiche”. E sul piano educativo.  A questo proposito la Iafrate ha espresso inquietudine nell’osservare come a una crescita intellettuale delle nuove generazioni, si accontenti poi di formare personalità  che non superano “lo stadio evolutivo infantile, in un’affettività primordiale e incontrollata , spesso fonte di sofferenza, se non di vera e propria patologia relazionale”.

La docente è poi passata ed esemplificare luci e ombre del modo  di vivere relazioni orizzontali (fratellanza, amicizia, vita di coppia) e quelli verticali-gerarchici (genitori-figli soprattutto). In gioco ci sono, sul primo versante, l’impoverimento dei valori relazionali e la precarietà dei legami, per cui si fa fatica a parlare di matrimonio, ma anche di sessualità, ai giovani: “La coppia rimane una questione da adulti”. C’è anche una confusione dei modelli di identificazione sessuale, che disorienta i giovani. Pure sul piano dei rapporti tra genitori e figli - come in tutti i rapporti verticali, in cui il dominio sull’altro è sempre in agguato – ci sono difficoltà: il figlio è il centro della famiglia, che spesso si costituisce dopo il suo arrivo, su di lui si fa un investimento eccessivo. Va applicata una vera e propria svolta, ha concluso la Iafrate, e cioè passare sempre più dal possesso individuale e dall’ambito prettamente familiare a una dimensione comunitaria.

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   Iafrate.doc

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