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PIU’ MODELLI DI FRAGILITA’ COME PUNTO DI FORZA PER PROPORRE NUOVI STILI DI VITA

“Fragile, maneggiare con amore”. Questa ipotetica scritta, che evoca quella riprodotta su oggetti che rischiano di rompersi, sarebbe secondo Augusto Sabatini, giudice presso il tribunale dei minori di Reggio Calabria, da tener presente nelle tante situazioni in cui ci si confronta con la sofferenza umana e la precarietà dell’esistenza. “Concepire, però, l’accoglienza delle fragilità, partire dalle proprie , come esercizio di autentica umanità - o in altri termini di santità - e di ringraziamento – non come equivoca via ascetica e penitenziale – non è certamente agevole neppure per un credente. Esistono , infatti, forme di sofferenza che appaiono umanamente irrimediabili, cioè senza possibilità di riscatto, o più semplicemente prive di speranza redentrice: di esse nessuno direbbe di poter esser lieto o d’averne bisogno. Eppure talvolta soltanto esperienza del genere permettono di scoprire che si può mostrare il volto migliore di sé proprio nella massima fragilità, propria o altrui”.

Oggi a Verona il magistrato ha iniziato la sua introduzione all’ambito della fragilità umana elencando i tanti sinonimi di questo concetto, a seconda del punto di vista a cui si guarda ola persona: in ambito economico, politico e giuridico si parla di “marginalità”, “precarietà”, “nuove povertà” ovvero “criticità”. Nella realtà sanitaria ricorrono termini come “soggetti a rischio”, “disagio”, “prevenzione”. I filosofi preferiscono mettere in campo parole come “crisi”, “identità aperta o fluida”, “disagio dell’alterità”.

Oggi si assiste a un disagio nel vivere anche a minima difficoltà, generata da noi stessi o da qualcun altro. Tanto che Sabatini arriva a dire che “per quel volto dell’occidente opulento ed evoluto quale anche noi italiani siamo, il nostro p un tempo strano”. Un tempo,in cui “siamo in grado di vedere di più e meglio, ma la nostra sensibilità, fattasi in tutti i sensi ‘ipersensibile’, si scopre anche troppo vulnerabile”, un tempo in cui “la frequente rinuncia a mete ideali d’alto profilo e l’accomodante appagamento nell’effimero, l’esasperata ricerca del benessere e la minimizzazione del costo spirituale che implica un siffatto vivere, comportano il fiorire di idealtipi umani singolari”.
E cioè: l’individuo efficiente, fisicamente e psicologicamente roccioso, esteticamente incline al perfetto, rampante in cerca di successo, moralmente ed eticamente norma a se stesso, proteso a vivere oltre i propri limiti, determinato alla difesa del proprio privato, in ultima istanza pronto al disprezzo dei bisogni altrui; ma dietro la facciata di tanta forza e sicurezza, quanti drammi di inferiorità, fisica e psichica, dipendenza e solitudine, grettezza ed egoismo, sterilità”. Un tempo, infine, in cui “proviamo come l’illusione di possedere le chiavi della vita e della sua manipolabilità; eppure non ci sentiamo mai felici autenticamente, anzi come in perenne precarietà, tanto che la vita non solo siamo disposti a non viverla o ad abbreviarla, ma neppure la desideriamo offrire a chi vi potrebbe accedere, né la permettiamo a chi ne dovrebbe fruire” fino ad arrivare alle “incredibili piaghe, che mai a sufficienza stigmatizzeremo, della crisi della natalità, delle pratiche abortive, non solo eugenetiche, e dell’inaccettabile manipolazione o impiego dell’uomo, sia a scopi di ricerca, sia di commercializzazione, perfino nella forma più fragile che ne sia conoscibile, cioè l’embrione”.

IN questa situazione i cristiani sono chiamati a vivere una testimonianza con efficacia, coraggio e “fedele perseveranza ma “soprattutto con profonda e sincera umiltà” di finte a marginalità e situazioni estreme che sono come “quadri della passione” di tante vite anonime, “dalle quali ogni cristiano ha molto più da imparare e meno da insegnare”. Sabatini ha poi individuato l tema della fragilità come trasversale a tutte le principali “questioni antropologiche”: da quelle che riguardano il copro la sessualità e l’identità di genere al precario equilibrio tra lavoro e tempo familiare nonché personale; dal rapporto tra salute e malattia a quello tra benessere e sofferenza; infine dal rapporto educativo e di trasmissione culturale intergenerazionale allo scottante problema della speranza che va a scontrarsi con le “forme più acute di peccato sociale individuale oggi diffuse”. Perciò vanno proposti modelli di fragilità come “punti di forza del rimodellamento di nuovi, più accattabili stili di vita”.

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   Sabatini_integrale.doc

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