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Comunicato stampa n.20 - 18/10/2006 Vedi anche:
“Allo stadio la croce stazionale di S. Luca”
La croce stazionale dipinta, che sovrasta il trono di Papa Benedetto XVI, allo Stadio “Bentegodi” proviene dalla chiesa parrocchiale di san Luca. Risale alla seconda metà del XIV secolo. E’ una delle nove croci, ancora esistenti in città, che segnavano le statio ed erano usate nelle processioni. Anticamente si trovava sull’iconostasi, che separava l’aula dal presbiterio, della chiesa di san Luca officiata dai Crociferi. La croce spiccava alta sul presbiterio attraendo lo sguardo del fedele che entrava nel tempio ed inverando le parole della S. Scrittura “Volgeranno lo sguardo a colui che hanno trafitto” e “Quando sarò innalzato da terra attirerò tutti a me”. Sopra l’altare maggiore essa presentava ai fedeli il Cristo patiens con figure nei quattro lobi: sintesi teologica della Passione.
La croce con il Cristo è l’immagine più efficace e completa del mistero della Redenzione: Gesù divino pellicano, come è rappresentato nella cimasa superiore, dona se stesso per redimere gli uomini dal peccato di Adamo. La tradizione voleva la croce innalzata sulla tomba del primo uomo; il teschio di Adamo compare in basso. Alla realtà teologica di Cristo, rappresentata sul braccio verticale, fa riscontro, sul braccio orizzontale, quella storica con le mezze figure di Maria e Giovanni, i testimoni più vicini della Passione, i rappresentanti dell’umanità, l’immagine della Chiesa nascente.
La testa di Cristo, Dio e uomo, nel punto d’incrocio dell’asse verticale con quello orizzontale, evidenzia la centralità di Colui “qui mortem nostram moriendo destruxit et vitam resurgendo reparavit”. L’uso popolare delle croci stazionali spiega il carattere didascalico della pittura. L’opera, di composto ed elevato sentimento dove la figura del Cristo, con il viso fortemente modellato, imponente e severo, non manca di dignità e forza.
Dei Crociferi, Canonici Regolari di S. Agostino, si hanno poche notizie anche per via della loro soppressione avvenuta dopo la metà del XVII secolo. La loro istituzione non dovrebbe risalire più in là del pontificato di Alessandro III (1159-1181). Il Pontefice nelle sue peregrinazioni per l’Italia, per sfuggire a Federico Barbarossa, trovò spesso ospitalità nei loro conventi. Certamente a Verona i Crociferi officiavano la chiesa di S. Luca ed operavano nell’annesso xenodochio. Nel consegnare al novizio la croce che egli, uscendo dal convento, avrebbe sempre dovuto recare in mano, il Superiore diceva: “Ricevi figlio la croce tanto nel cuore quanto nelle mani e portala sempre con te”.
Tale particolarità rituale può aver giustificato la monumentale croce stazionale della loro chiesa: essi che recavano sempre in mano la croce potrebbero aver desiderato di avere nel loro tempio un grande simbolo dell’Ordine a cui appartenevano, ottenendo in pari tempo che la chiesa di S. Luca, venisse inclusa fra le stazioni delle processioni penitenziali della Quaresima o della Pasqua.



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