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Il lavoro e la festa Vedi anche:

È opportuno che l’esercizio della testimonianza, con i cammini e i criteri indicati, presti attenzione ad alcune grandi aree dell’esperienza personale e sociale. In tal modo si potrà dare forma storica alla testimonianza cristiana in luoghi di vita particolarmente sensibili o rilevanti per definire un’identità umana aperta alla speranza cristiana.
Questi ambiti hanno una valenza antropologica che interpella ogni cristiano e ogni comunità ecclesiale. Sono da affrontare per fare emergere un sentire e un pensare illuminato dalla luce che il Vangelo proietta su ciascun campo dell’umano. E sono da vivere con la coscienza avvertita di quanto incidono sul senso globale dell’esistenza.

SECONDO AMBITO : IL LAVORO E LA FESTA

Un secondo ambito è quello del lavoro e della festa, del loro senso e delle loro condizioni nell’orizzonte della trasformazione materiale del mondo e della relazione sociale. Se nel lavoro l’uomo esprime la sua capacità di produzione e di organizzazione sociale, nella festa egli afferma che la prassi lavorativa non ha solo a che fare con il bisogno ma anche con il senso del mondo e della storia.
Nella società postindustriale e globalizzata il lavoro sta mutando radicalmente fisionomia e pone nuovi problemi di impiego, di inserimento delle nuove generazioni, di competenza, di concorrenza e distribuzione mondiale, ecc. Il superamento di una organizzazione della produzione che imponeva alla maggior parte dei lavoratori un’attività ripetitiva, rende oggi possibile favorire forme di lavoro più rispettose delle persone, che ne sviluppano creatività e coinvolgimento. Oggi è possibile e auspicabile la promozione della piena e buona occupazione, che non umilia cioè la persona, ma le consente di partecipare attivamente alla produzione del bene comune.
Una condizione per raggiungere questi obiettivi è un’adeguata preparazione delle persone all’apprendimento continuo, che consente flessibilità di adattamento all’incessante cambiamento tecnologico. Flessibilità, tuttavia, non deve significare precarietà e nemmeno cancellazione della festa. Questa poi non va confusa con il riposo settimanale. La festa deve ritornare ai suoi aspetti di tempo dedicato al rapporto con Dio, con la famiglia e con la comunità circostante, non tempo “vuoto”, riempito con l’evasione, il disimpegno e lo stordimento.


Per la riflessione e il confronto

Come aiutare a formulare un giudizio aggiornato sulle questioni del lavoro e dell’economia alla luce della Dottrina sociale della Chiesa? Come diffondere la consapevolezza che il lavoro non è solo erogabile in imprese capitalistiche, ma anche in imprese sociali (cooperative) e in imprese civili (non a fini di lucro)? Quali politiche pubbliche richiedere a favore della creazione di capitale umano e a favore del potenziamento di imprese private non a fini di lucro? Come vivere la festa cristiana non passivamente, ma come un mezzo per approfondire la dimensione relazionale, con Dio e con i fratelli?

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