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| » Home page » News » dal 01/02/2006 al 08/10/2006 » AL CONVEGNO CON I FRUTTI DI UN CAMMINO | ||||||||||||
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24/09/2006
«In quasi tre anni di ricerca, di riflessione, di confronto, gradualmente e a cerchi concentrici sempre più ampi - spiega l'arcivescovo di Milano -, le nostre Chiese si sono poste in contemplazione e ascolto del Cristo Risorto, speranza del mondo, per riscoprire la centralità della missione attraverso la categoria della testimonianza. Certamente i toni trionfalistici non si addicono alle nostre considerazioni; tuttavia, ciascuno di noi vescovi con riferimento alla propria Chiesa, e il Comitato, alla luce dei dati raccolti su base nazionale, ha potuto rilevare un'attenzione e un coinvolgimento verso questo evento davvero corali e motivati».
Il cammino nelle diocesi In questo percorso ogni Chiesa locale ha trovato la sua strada per essere protagonista. «L'itinerario di preparazione - continua Tettamanzi - ha proposto alle diocesi indicazioni semplici ed essenziali, con l'esplicita avvertenza che tale itinerario non doveva essere visto come alternativo al cammino pastorale e ai progetti già avviati, ma doveva rappresentare la prospettiva attraverso la quale dare ad essi impulso nuovo e costruttivo. L'aver offerto una Traccia di riflessione e non un documento compiuto, con spunti e interrogativi affidati alla lettura e alla valutazione anzitutto degli organismi diocesani di partecipazione - aggiunge il porporato -, ha fatto sì che ciascuna Chiesa potesse configurare il proprio cammino a misura della propria storia, del proprio vissuto e delle esigenze e domande che provenivano dal suo interno e dalla realtà circostante». I cinque ambiti Dal punto di vista metodologico il presidente del Comitato preparatorio sottolinea con soddisfazione la recezione dei cinque ambiti tematici proposti (la vita affettiva, il lavoro e la festa, la fragilità umana, la trasmissione della fede, la cittadinanza). «Hanno avvicinato vita quotidiana e missionarietà pastorale - commenta l'arcivescovo di Milano -, lasciando intuire sviluppi molto interessanti per il superamento di talune prassi pastorali insoddisfacenti perché portatrici di frammentazione e di settorialità. Ci sono buone ragioni per pensare che proprio questa attenzione agli ambiti potrà favorire una trasversalità pastorale, capace di dare nuovo slancio alle nostre parrocchie e nuove motivazioni agli operatori». Un cambio di prospettiva favorito anche dalle cinque tappe itineranti, che a Palermo, Terni, Novara, Arezzo e Rimini, hanno scandito l'ultimo anno di avvicinamento al Convegno: «Cinque eventi - spiega Tettamanzi - che hanno proposto in modo originale e dinamico le tematiche attraverso esperienze, coinvolgimenti, testimonianze. In tal modo si sono
mantenute vive a livello locale l'attenzione e la tensione verso il Convegno, introducendo un modello innovativo che ha favorito il superamento dello schema convegnistico (relazioni, discussioni, gruppi di studio, documenti conclusivi.), in favore di modalità più vivaci e coinvolgenti». Dalle sintesi voglia di unità Si tratta di una ricchezza che balza subito agli occhi scorrendo le sintesi inviate al Comitato preparatorio. «La lettura delle sedici relazioni delle Regioni ecclesiastiche e dei contributi inviati da istituti di vita consacrata e da aggregazioni ecclesiali e organismi nazionali, ha riservato delle interessanti sorprese e ha fatto emergere un grande e generalizzato interesse verso le proposte contenute nella Traccia - confida il cardinale -. In particolare, il gruppo di lavoro che ne ha fatto una lettura sinottica e che sta elaborando delle linee di valutazione e di sintesi da offrire al Convegno, ha potuto rilevare l'istanza di passare da comunità tentate di disperdersi nei tanti rivoli di una pastorale fin troppo
strutturata e settoriale verso comunità capaci di unire le forze e far incontrare le persone. Questa constatazione - aggiunge - dice la consapevolezza di voler superare finalmente le divisioni anacronistiche tra preti e laici, tra parrocchie e movimenti, tra centro e periferia e di cominciare a pensare una Chiesa con le caratteristiche degli stessi cinque ambiti proposti alla missione: comunità col volto di famiglia, costruita attorno all'Eucaristia e alla domenica, forte delle sue membra più deboli, in cui le diverse generazioni si frequentano, dove tutti hanno cittadinanza e la vivono nel mondo». I lavori di gruppo a Verona Ora si parte per Verona. E alla vigilia ormai del Convegno il presidente del Comitato preparatorio pone l'accento sull'importanza del momento dei gruppi di studio, che vedrà protagonisti in prima persona tutti i delegati. «Il tempo dedicato ai lavori di gruppo costituisce circa un terzo della durata totale del Convegno - sottolinea Tettamanzi - e, di conseguenza, se questa opportunità non è adeguatamente preparata, potrebbe trasformarsi in un'occasione sciupata, con il rischio di far perdere senso al Convegno e di vanificare tutti gli intendimenti enunciati in sede di preparazione». Il lavoro sarà suddiviso in tre momenti, all'interno di un'unica sequenza. «Nella sessione di martedì pomeriggio - spiega il presidente del Comitato preparatorio - i convegnisti saranno invitati a contestualizzare il lavoro dell'ambito all'interno del tema generale, creando nello stesso tempo un clima di condivisione e di partecipazione. Mercoledì mattina, presentata una sintesi dei lavori del giorno precedente, sulla base di una traccia di discussione si procederà a una riflessione sull'esperienza considerata sotto l'aspetto biblico e teologico, culturale e antropologico, educativo e pastorale; in conclusione ciascun gruppo dovrà esprimere una risposta sintetica per ciascun aspetto. Nei lavori di mercoledì pomeriggio, occorrerà poi elaborare delle proposte sul piano pastorale e culturale; una di queste riguarderà il tema generale del Convegno con riferimento al proprio ambito di riflessione; le altre dovranno evidenziare il rapporto tra l'ambito di partecipazione e gli altri quattro. Le conclusioni di ciascun gruppo - conclude Tettamanzi - saranno, poi, raccolte dal coordinatore di mbito, che stenderà una relazione da presentare in assemblea nella giornata conclusiva». Nell'imminenza dell'appuntamento, infine, un invito particolare il presidente del Comitato preparatorio lo rivolge ai confratelli vescovi: «Il Convegno richiederà a tutti noi un grande contributo di preghiera, di riflessione e di condivisione perché l'incontro sia una gioiosa esperienza di fede e di comunione e proponga un forte messaggio di impegno e di speranza per le nostre Chiese e per il nostro Paese». da Avvenire del 20 settembre 2006
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